Un weekend, un secolo

L’aspetto che preferiamo, nel nostro lavoro, è conoscere le persone. E’ una specie di magia: apriamo la nostra casa a perfetti sconosciuti e perfetti sconosciuti accettano di essere ospitati in una casa che non conoscono. E’ incredibile come questo succeda quasi sempre con naturalezza e quante nuove, inaspettate e preziose amicizie questa esperienza ci stia regalando.

Pensateci bene: è un meraviglioso atto di fiducia da entrambe le parti, che presuppone una buona dose di empatia, di sana curiosità umana, di accettazione dell’altro. Questo è gestire un bed and breakfast e questo è soggiornare in un bed and breakfast.

Sono pochissime le occasioni in cui non è nato un dialogo; quasi sempre si finisce con il raccontarsi le proprie vite, per come sono davvero o per come vorremmo che fossero. Abbiamo ospitato persone in fuga da una storia d’amore finita, famiglie appena nate con creature di pochi mesi tra le braccia, camminatori solitari…storie.


Ogni ospite è una storia e noi siamo onorati quando ci viene offerta la spontaneità di un racconto.

Ma lo scorso weekend, che dire, è stato incredibile. Una prenotazione dall’America e noi a domandarci cosa potesse spingere una persona ad attraversare l’oceano per venire a Brugnola.

Andrew ci ha portato una storia lunga un secolo. La storia della sua famiglia, originaria proprio di questo piccolo borgo ormai quasi divorato dal bosco. Trent’anni passati con il desiderio di venire a conoscere i luoghi raccontati dallo zio, dai nonni, dagli altri emigrati che abitavano nello stesso quartiere di New York.

Una cartelletta piena di fotografie sbiadite, che facessero da guida per ritrovare la vecchia casa dei nonni, dove la storia di questa famiglia è cominciata, prima della guerra. Abbiamo sperato con lui che non fosse una di quelle case che non ci sono più, abbattute perché le tasse spietate non riconoscono l’anima di queste pareti di pietra, costruite con perizia e sacrificio e resistite al tempo, ai terremoti, alle guerre, ma non all’assurdità di uno stato che le considera fonti di reddito.

E l’abbiamo trovata. "A 1900 D" inciso sopra la soglia. Qui abitava il nonno, nella casa accanto la nonna, il matrimonio, la fuga in cerca di una vita migliore, lontana dal freddo, dalle castagne, dalla povertà più dura.

Un uomo ormai adulto che rivive i racconti ascoltati da bambino e da ragazzo, interiorizzati tanto magnificamente da trasformarsi, lui che qui non era mai stato, lui che arriva da New York, in una guida per noi, e, vecchie foto alla mano, ci indica la vecchia scuola, là lo zio pascolava le mucche ma ora c’è solo bosco e lì, lì c’erano le vigne! Abbiamo scoperto che la nostra casa del 1932 è la più nuova di tutto il borgo (ma un po’ lo avevamo sospettato) e abbiamo dato un volto e un nome alle anime di Brugnola.

It feels as if it has a soul” fu una delle recensioni più belle che ci lasciò una nostra ospite qualche anno fa. Parlava della nostra casa e del nostro B&B. Ma, per noi, tutte queste case hanno un’anima, l’anima buona e saggia di chi ha visto passare famiglie povere e forti e le ha protette con la solidità della pietra e il calore del legno.

Grazie, Andrew, per avere condiviso con noi la tua storia e per averci lasciato in dono queste preziosissime fotografie.

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